Susanna Magistretti ha vinto la Seconda Edizione Italiana del Premio ‘Terre de Femmes’ 2017 grazie al progetto “Cascina Bollate – La Natura entra in Carcere”. Il progetto era anche candidato al Prix international di Terre de Femmes della Fondazione Yves Rocher. Susanna vi racconta come è andata a finire…

Cari tutti,
non ho vinto il Prix international di Terre de Femmes per Cascina Bollate ma pazienza. (Ne avevamo parlato qui).

A Parigi, alla consegna del premio (istituito da Fondation Yves Rocher con il patrocinio dell’Institut de France) c’erano le 11 donne premiate nei vari paesi (di cui due dell’Europa dell’est; 4 europee con iniziative di cooperazione in Africa e il resto del centro America): spumeggianti e portatrici di progetti molto belli.

Una biologa tedesco-malgascia che fa cinéma mobile (nel senso di video proiettati grazie all’energia della pedalata) ai margini delle foreste del Madagascar per insegnare alle donne e ai bambini a coltivare senza distruggere l’ambiente (non è dato sapere cosa facciano gli uomini, nel frattempo). Oppure una svizzera che ha messo in piedi un’associazione di 2000 volontari che restaurano muretti a secco che danno rifugio alla biodiversità (in buona parte salamandre e lumache che vivono solo negli interstizi delle pietre). Infine una turca che ha mobilitato le donne del suo villaggio sperduto in Anatolia in un’operazione di turismo ecologico alla scoperta delle tradizioni contadine, lavoro nei campi incluso. O una spagnola, architetta e vincitrice del Prix international, che nei villaggi del Nicaragua costruisce case di terra perché è con la terra che da migliaia di anni l’umanità fa case e il cemento ne ha solo 200.

Dal che si deduce che un vivaio in carcere è di una normalità sconcertante.

Grazie a tutti voi per il sostegno.

Susanna

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