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Del carcere di Bollate si sente spesso parlare come se fosse un alieno nel panorama delle galere italiane. Un’eccellenza, ma soprattutto un alieno.

Il progetto Bollate

La seconda Casa di Reclusione di Milano-Bollate è stata inaugurata nel dicembre del 2000 come istituto a custodia attenuata per detenuti comuni. L’obiettivo istituzionale è quello di offrire all’utenza detenuta una serie di opportunità lavorative, formative e socio – riabilitative in modo da abbattere il rischio di recidiva, favorendo il graduale e possibilmente definitivo reinserimento dell’autore di reato nel contesto sociale.

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Dopo una quindicina di anni circa, Bollate ha trovato una sua “normalità” nell’ambito del panorama istituzionale carcerario: non è più un esperimento ma continua a restare un caso. Magari non isolato, ma raro.

Vita in carcere
La vita quotidiana all’interno è improntata il più possibile all’autodeterminazione della propria giornata da parte degli ospiti del carcere: lavoro, scuola, attività educative, intrattenimento. Il tutto compatibilmente con le situazioni di realtà che – in carcere come fuori – negli ultimi anni sono spesso critiche.

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E’ importante sottolineare che all’interno del muro di cinta si lavora per abbattere il rischio di recidiva: perché migliorare la qualità della vita dei detenuti, rispettarne la dignità di persona al di là del reato non solo rende vivibile e più sopportabile la privazione della libertà e la quotidianità del carcere. Ma rende anche il carcere un luogo in cui avere lo spazio, il tempo e il modo per riflettere sul passato e provare a pensarsi in un futuro differente.

L’istituto di Bollate ha fatto dell’interazione con l’esterno uno dei cardini della propria politica gestionale, poiché il progetto di recupero non può realizzarsi senza il contributo, la partecipazione e lo scambio con le istituzioni esterne, pubbliche o private, e delle realtà che operano sul territorio.

Il carcere, per antonomasia un luogo chiuso, si apre all’esterno con la stessa dignità di altre istituzioni territoriali, perdendo quei caratteri di auto referenzialità tipici dell’istituzione totale.

E diventa una fortezza trasparente.+

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