Per parafrasare Emily Dickinson: per fare un prato occorrono un trifoglio e un’ape. E se le api sono poche il sogno può bastare. Lasciate che il vicino coltivi la sua erba. Noi siamo per l’erbaccia (almeno un po’) e in questo post vi spieghiamo perché.
L’ossessione dell’erba alta, delle infestanti, delle chiazze gialle del prato è il primo segnale dell’arrivo dell’estate. Invece di prendersela comoda è tutto un viavai di rasa erba, diserbanti, funghicidi e irrigazioni. E invece una soluzione ci sarebbe anche.
L’ossessione dell’erba alta, delle infestanti, delle chiazze gialle del prato è stato il primo ostacolo che Cascina Bollate ha fronteggiato quando è stato messo in piedi il Giardino didattico, di fronte all’ingresso principale del carcere. Detenuti, lavoratori del vivaio, poliziotti, educatori: tutti a gridare allo scandalo perché nel prato non c’erano i terribili pop – up, gli irrigatori a scomparsa, di cui pare che neanche il più piccolo e malconcio giardino possa fare a meno. E, sommo scandalo, non c’era neanche una banale canna dell’acqua con relativo spruzzatore.
Il prato era stato lasciato a se stesso. E si sarebbe vendicato di questa colpevole incuria.
Abbiamo tenuto duro, abbiamo spiegato che il prato (quello dei green nei campi di golf, dei back – garden inglesi e delle villette nostrane) è un’idrovora. Si calcola che in estate perché non si dissecchi ci vogliono almeno 1500 litri d’acqua alla settimana ogni 100 metri quadrati. In sintesi: 700/800 litri all’anno per ogni metro quadrato d’erba.
Per la verità già a giugno il nostro prato era secco e stracolmo di infestanti a foglia larga che. Nell’immaginario di ogni giardiniere degno di questo nome, sono il peggio che si possa verificare per l’ecosistema di un giardino. E noi a spiegare che l’uso e l’abuso dei diserbanti chimici comporta l’inquinamento di ambiente e falda e che ce ne vogliono litri e litri per contenere lo sviluppo e la crescita delle cosiddette erbe infestanti. Che, poverette, pur appartenendo alla stessa famiglia botanica, sono considerate le parenti povere e meno “pettinate” del loietto (nome popolare di una tipica semente da prato, il Lolium perenne).
Ora, dopo quasi 10 anni, il prato resta selvatico, quanto di più lontano dal prato all’inglese si possa immaginare, pieno di erbacce ma anche di achillee, di lychnis, di trifogli e, a voler ben cercare, anche di quadrifogli. È rigoglioso fino a giugno e poi d’estate ingiallisce quel che basta per ridiventare di un bel verde smeraldo con le prime piogge settembrine. Tutti, ormai rassegnati, sono deliziati dalle fioriture spontanee primaverili. E, quando il sole brucia l’erba, spostano lo sguardo altrove.
Forse ricordano quello che diceva, circa 150 anni or sono, una celebre poetessa americana, Emily Dickinson:
Per fare un prato occorrono un trifoglio e un’ape
Un trifoglio e un’ape
E il sogno
Il sogno può bastare
Se le api sono poche