“Non tutte le ciambelle riescono con il buco”, diceva uno saggio. Anche in vivaio ogni tanto dobbiamo arrenderci all’evidenza che per alcune piante non ci sia più nulla da fare.

Giardinieri: santi o mistici?

Più passa il tempo più constatiamo che le technicalities che riguardano la coltivazione (saper innaffiare, dividere le plantule e trapiantare, riconoscere 2 fitopatologie 2 e distinguere una cardo da un carciofo) non bastano.

Un giardiniere deve essere empatico, osservare più che fare, deve essere paziente, imparare dagli errori e tutta un’altra serie di doti che a volte mi fanno pensare che il giardiniere – tipo è destinato alla beatificazione, ammesso che si possa far santa una categoria.

Altra virtù è la rassegnazione, che va di pari passo con la rinuncia. La meta è forse il giardiniere mistico. E per fortuna che al misticismo si accompagnano spesso estasi e visioni. Tutta questa lunga menata per raccontarvi la cronaca di un insuccesso, la cui morale è: facciamocene una ragione.

Un insuccesso in vivaio

Azolina vidalii malata

Era magnifico avere in catalogo Azorina vidalii, campanulacea, unica specie del suo genere, originaria delle Azzorre. Ma delle due l’una: o lei non si adatta al clima mefitico della pianura padana (e non è la sola) o noi non sappiamo coltivarla. O meglio, non siamo in grado di gestire una emergency – room solo per lei.

L’anno scorso delle meravigliose, giovani Azorina vidalii facevano bella mostra di sé in vivaio (le abbiamo portate anche a Orticola…). Oggi, piante adulte, sono quelle che vedete nella foto. Dalle stelle alle stalle.

Anche le piante si stressano

Lentamente ma inesorabilmente da mesi sono state colte da questa simil peste bubbonica che uno stimabilissimo fitopatologo definisce così: “Un fungo non è, ha l’aspetto di una batteriosi ma potrebbe anche essere una fisiopatia. Ovvero non una malattia parassitaria ma una situazione di stress, anche grave, della pianta dovuta a fattori non viventi (per i più fighi: abiotici)”.

I meno ascetici tra noi definiscono Azorina vidali una sòla. I più pragmatici si chiedono se metterla nel compost o buttarla nell’umido. Comunque, siamo tutti d’accordo: ci rinunciamo. E facciamo un piccolo passo verso la beatificazione.

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