Spezie e aromi: quando gli amanti della cucina si improvvisano giardinieri spesso riducono l’infinita varietà del mondo vegetale a salvia, peperoncino, rosmarino, menta e, quando va bene, dragoncello. Sarebbe bello se ampliassero i propri orizzonti sia ai fornelli che in giardino scoprendo che esistono – e si possono usare, anche – liquirizia, coriandolo, aneto, vaniglia, zenzero, tanto per citarne solo alcune.
La liquirizia in vivaio è stata una vera rivelazione. Ce ne ha portato un sacco intero Giovanni, un ex detenuto di Cascina Bollate che, uscito da poco, è andato a godersi una meritata vacanza dalle parti del delta del Po.
Sulla spiaggia ha scoperto interi campi di liquirizia che stavano per essere estirpati per far spazio al cemento. Ne ha raccolta a mazzi, strappando i lunghissimi stoloni (la liquirizia ha un grosso rizoma, da cui si dipartono le radici che raggiungono anche un paio di metri) e, senza altre precauzioni se non chiuderli in un sacco della pattumiera perché non si disidratassero troppo, ce li ha portati.
Evidentemente, invece di chiudersi la porta alle spalle, ha lasciato aperto uno spiraglio ed ha avuto voglia di ritornare, da libero cittadino, in carcere.
Sotto gli occhi interessati dei poliziotti che si occupano della sicurezza a Bollate e che ben conoscono il viavai di piante tra dentro e fuori, la liquirizia, dopo essere stata controllata, (ed è bastato incidere con l’unghia la radice per capire cosa fosse) è stata associata alle patrie galere. Mentre Giovanni è tornato a casa.
In vivaio gli stoloni sono stati tagliati in pezzi, messi in vaso e ben bagnati: dopo una decina di giorni sono spuntate le prime foglie. La pianta (nome botanico: Glycyrrhiza glabra) è un’erbacea perenne e appartiene alla famiglia delle Leguminose, la stessa di fagioli, piselli, fave, lupini e ceci. E’ rustica, non teme il gelo e va coltivata in terreni calcarei, leggeri e sabbiosi. Cresce fino a 1 metro di altezza e si diffonde con gran facilità.
In cucina se ne utilizzano le radici che, fatte seccare, diventano i cosiddetti bastoncini di liquirizia. In Europa è stata introdotta solo nel 15° secolo dai frati domenicani, all’epoca grandi viaggiatori e depositari della farmacopea ufficiale. Ma era già nota nell’antichità, in Cina come in Egitto. Tanto che ancora oggi la medicina cinese la usa per curare tosse, disturbi di fegato e intossicazioni alimentari. Ed è un ingrediente indispensabile di molte delle ricette afrodisiache contenute nel Kamasutra.