Il vivaio di Cascina Bollate è nato nel 2007. In questi anni molti (riviste, quotidiani, mensili, libri, …) si sono interessati al nostro progetto. In questa pagina trovate chi e come ha parlato e parla di noi. A tutti loro va il ringraziamento di noi tutti, giardinieri liberi e detenuti.
2023
Il notiziario
‘Nel carcere di Bollate cresce una foresta: sabato si inaugura l’ambizioso progetto’
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2022
Green Planner
‘Oasi verdi nel grigio delle carceri’
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Sali & Tabacchi N°03
‘The survival guide to living in a pot and other coercive spaces’
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Cose di Casa
’88 MQ, verde attitudine’
Copertina – Pagina 1 – Pagina 2 – Pagina 3
CasaMatta
‘Cascina Bollate, il vivaio nel carcere di Bollate: intervista a Susanna Magistretti’
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2019
IO Donna
‘Giardini: spazio alle donne’
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eHABITAT
‘Cascina Bollate, la natura entra in carcere: l’inclusione socio-lavorativa coltivata a partire dalla terra’
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2018
Io Donna
‘Puntiamo sul verde’
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RaiPremium
‘Brava!’ Magazine talk – show con Roberta Capua
Guarda il video, dal minuto 21 si parla di noi
Adagio urbano
‘Giardini nascosti’ di Teresa Monestiroli
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Io Donna
‘Un vero prato’ di Susanna Magistretti
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Adagio urbano
‘Quando il carcere diventa un vivaio’ di Teresa Monestiroli
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Pieni di Giorni
‘Fiori da marciapiede e lady rose’ di Donata Bonometti
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IO Donna
‘Quando la cosmesi di impegna nel sociale’ di Loredana Ranni
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Cascina Bollate ‘on air’ su Radio Popolare/Sulla via
Non è facile immaginare un vivaio in un carcere. Non è facile immaginare giardinieri liberi e detenuti con qualcosa di più di una cesoia in mano e di una siepe da tormentare. Eppure Cascina Bollate è soprattutto un posto per imparare. Liberi e detenuti. Dal minuto 00:38 (ma vale la pena ascoltare tutti gli ospiti della puntata).
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2017
Fondazione Yves Rocher
Susanna Magistretti vince il Premio ‘Terre de Femmes’
Susanna Magistretti ha vinto la Seconda Edizione Italiana del Premio ‘Terre de Femmes’ di Yves Rocher grazie al progetto “Cascina Bollate – La Natura entra in Carcere”. Grazie a questo premio rinnoveremo e sistemeremo il nostro giardino didattico sul piazzale esterno del carcere. Il Premio ‘Terre de Femmes’ sostiene, da 16 anni in tutto il mondo, donne straordinarie che operano per la tutela dell’ambiente, evidenziando il loro impegno affinché serva da esempio e apra nuove strade.
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2016
La Repubblica
‘Detenuti giardinieri. Il sogno realizzato di Cascina Bollate’ di Teresa Monestiroli
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Giardini in Viaggio
‘Orti fioriti a Citylife’
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2015
IO Donna / Corriere della Sera
‘Un ibisco al carcere di Bollate’
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2014
–
2013
ideaTRE60
‘Fiori dietro le sbarre’
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Lettera 43
‘Bollate, nel carcere si può lavorare’ di Antonietta Demurtas
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2012
Serena Dandini
‘Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini’ – Rizzoli Editore, 2012
“Seguendo l’esempio della Francia, dove da tempo il giardinaggio nelle carceri è stato sperimentato con successo, anche nel nostro Paese stiamo assistendo a un progetto straordinario. All’origine di questa bella storia ci sono due donne dalla testa dura e dal gran talento: Lucia Castellano, direttrice della casa di reclusione di Bollate a Milano e Susanna Magistretti, una grande giardiniera. Insieme hanno trasformato ettari di terreni di proprietà del penitenziario in un vivaio, una scuola di giardinaggio e un negozio dove è possibile acquistare anche piante rare e inusuali.”
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2011
Claudio Bisio / Blog
‘Cascina Bollate – Piante di qualità dal carcere’
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Elle
‘Parlare di giardini in carcere: Serena Dandini a Bollate mercoledì 22 giugno’
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Giardini in Viaggio
‘Suggestioni da Orticolario 2011’
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2010
ACER, rivista trimestrale
‘Profumo di libertà’ di Francesca Pisani, foto di Matteo Carassale
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2009
D di Repubblica
‘Rose rosse di un nuovo tipo. Orti prigionieri: come fare di un detenuto un giardiniere ispirato, pronto a sacrificarsi per le sue piante e a iniziare una nuova vita’ di Caterina Duzzi, foto di Matteo Carassale
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Gardenia
‘Il vivaio raccontato’ di Mimma Pallavicini
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Specchio / La Stampa
‘Dietro le sbarre c’è un giardino’
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IO Donna
‘Nel verde, l’insalata che sta in piedi’
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Tgcom24 / Fiori e foglie
‘Fiori dietro le sbarre: quando il carcere diventa vivaio’
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2008
Elle
‘Le mie prigioni’
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Gardenia
‘E nel carcere nasce un vivaio’
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Gardenia
‘Un fiore tra le sbarre’
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La Repubblica ‘A Orticola brillano i fiori cresciuti dei detenuti di Bollate’ di Anna Cirillo
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Delfina Rattazzi
‘Storie di insospettabili giardinieri’ / Capitolo 15, ‘Non solo pace e serenità. carcerati a Bollate’ – Cairo Publishing, 2008. (Un ringraziamento particolare va a Delfina Rattazzi)
Lucia Castellano, direttrice della casa di reclusione di Bollate, alla periferia di Milano, ha molta terra a disposizione. In un’ottica che ormai in Francia è un’abitudine consolidata in molte carceri, ha deciso di riqualificare le piante coltivate negli orti e nelle serre, con l’obiettivo di insegnare un lavoro e generare un reddito per detenuti considerati idonei. A dirigere il progetto di riconversione è stata invitata Susanna Magistretti, personaggio storico del giardinaggio milanese. Figlia del grande architetto Vico Magistretti, Susanna ha tenuto per decenni corsi di giardinaggio rivolti all’alta borghesia lombarda. Ora ha deciso di mettere le sue competenze al servizio di quella che definisce ‘la popolazione del disagio’ . Lavora a Bollate ormai a tempo pieno.
Dopo un corso di specializzazione in Francia, dieci anni fa, l’idea del ‘giardinaggio dell’inserimento’ ha iniziato ad affascinare questa giardiniera originale e volitiva. “Il giardino non è solo luogo di pace e di serenità. E’ anche un posto dove impari dei fallimenti. Ma sono i fallimenti che ti insegnano la pazienza, la costanza, la precisione e la cura necessaria in quello che fai. Ma non perché la pianta è una cosa viva, una mistica che trovo irritante, ma semplicemente perché la pianta è altra da te” spiega. “Il giardinaggio ti obbliga a entrare in relazione con l’altro da te e cogliere l’originalità, forse la specificità di ogni pianta”. Il corso europeo che la Magistretti ha seguito prima a Rambouillet e poi a Bordeaux, era stato organizzato da Les Jardins d’Aujourd’hui, un’associazione di persone che si occupano di giardinaggio in situazioni di difficoltà, soprattutto nei quartieri periferici in preda al degrado. Sulla stessa lunghezza d’onda dei ‘Community Gardens’, che sono nati a New York e poi si sono disseminati in tutta l’Inghilterra, il gruppo francese promuove una forma di giardinaggio collettivo, vissuta in Francia e in Germania come un’occasione di reinserimento sociale. Il libro di una sociologa francese intitolato L’Honneur des Jardiniers, l’onore dei giardinieri, di Florence Weber, ha colpito l’immaginazione di Susanna Magistretti. “E’ un libro che sostiene la tesi che il produrre per alimentare gli altri, come il produrre per creare il bello, per se e per gli altri, è un mestiere estremamente onorevole”. Nell’ottica di una situazione carceraria, il giardinaggio permette ai reclusi, secondo Susanna, “Di passare da una situazione in cui sono in debito verso la società alla possibilità di acquistare finalmente dei piccoli punti di credito”.
Di ritorno dalla Francia, la Magistretti scrive un progetto che presenta al SERT, il servizio per le tossicodipendenze, di Conca del Naviglio, a Milano. Nasce un giardinetto di fronte all’ex ospedale Ronzoni in una piccola aiola che all’inizio è una discarica di bottiglie di birra vuote e spazzatura di ogni genere. Con un gruppo composto da una decina di tossici ed ex-tossici nel giro di due anni e mezzo, partendo da semi e da talee, il giardino ha preso forma. “Alla fine le signore borghesi del quartiere venivano a chiedere il nome delle piante che non conoscevano. Con una certa punta di orgoglio gli addetti rispondevano: è una Nicotiana sylvestris, fornendo anche i semi. Alla fine quell’aiola sembrava un educandato per fanciulle. E’ stata una bella esperienza” ricorda Susanna Magistretti. Una mattina però è sorto un cantiere per allargare l’ospedale e, senza preavviso, le ruspe hanno spianato il giardino. In Francia è nato uno spazio verde in una piazza di Bordeaux, che è stato recintato, creato solo da donne, sia alcoliste che casalinghe. Produce bouquet di fiori per una catena di ristoranti locali. “E’ una meraviglia” dice la Magistretti. “L’incontro fra normali donne di casa e donne altamente devianti ha dato frutti notevoli”. La legislazione municipale francese è molto favorevole ai giardini creati dalla collettività. Basta presentare un progetto, e il municipio si fa carico di portare acqua e di creare una recinzione. I cittadini sono liberi di fare quello che vogliono. A Parigi una paesaggista ha creato una raffinata isola verde a Montmartre, mentre i rastafari giamaicani coltivano un allegro fazzoletto di terra dietro al cimitero di Père Lachaise. Il comune di Parigi non mette becco ma l’unica condizione che impone è la revocabilità del permesso. I giardini devono essere aperti al pubblico e i gestori sono tenuti a fare tre iniziative o eventi, che siano feste o concerti, per il quartiere ogni anno. Per Susanna Magistretti sono iniziative che fanno cogliere il valore del mestiere di giardiniere. E mettono le persone in contatto con gli altri.
Susanna Magistretti si è anche occupata del giardino del carcere di San Vittore. Con una decina di detenuti del reparto ‘La Nave’, che accompagna verso la libertà, sono state piantate centinaia di zinnie, anche per fare mazzi che tutti i detenuti potessero portare ai colloqui. I trecento metri quadri in disarmo fornivano anche piantine di basilico a tutto il carcere. Per un problema di salute, la Magistretti ha dovuto assentarsi per diversi mesi. “La prerogativa delle istituzioni totali è che se ci sei e animi, tutto, con più o meno fatica, va avanti. Se scompari il mare si richiude e tutto salta. E’ abbastanza angosciante” dice. “Quando sono tornata si erano dimenticati della mia esistenza e ci voleva l’autorizzazione del Padre Eterno per portare una canna dell’acqua. Era diventato impossibile”. “Il carcere è uno dei posti più sicuri del mondo” racconta Susanna, che a San Vittore entrava con le sue cesoie in tasca. Poi c’era del materiale custodito, necessario a fare lavori di giardinaggio, che a fine lavoro veniva rimesso sotto chiave. Un detenuto che da allora ha ottenuto l’articolo 21, che gli permette di lavorare fuori dal carcere, ha scelto di fare il giardiniere e ora sistema il verde pubblico. Quando l’esperienza di San Vittore si chiude, la Magistretti approda a Bollate, che ha ettari di terra a disposizione, oltre a due magnifiche serre e un orto di 10mila metri quadrati. Assieme alla direttrice del carcere Susanna Magistretti sta sviluppando un progetto per rendere biologica la produzione di piante e frutta e verdura a Bollate. L’idea è quella di riconvertire le aree destinate alla coltivazione in vivaio di qualità, specializzato in piante di nicchia, e dunque a più alto valore aggiunto, con un occhio alla biodiversità. Per i detenuti è l’occasione di apprendere una professione qualificata.
All’esterno del carcere è in allestimento un giardino didattico, che faccia da biglietto da visita ai vivai collocati all’interno. Dall’autunno in poi la Magistretti vorrebbe tenere i suoi corsi di giardinaggio a Bollate. Per la sua iniziativa Susanna Magistretti ha avuto il sostegno di alcuni fra i più noti vivai italiani. Anna Peyron, che coltiva rose rare e clematidi impossibili da trovare altrove, è una partner di riferimento. Anche il vivaio dei fratelli Gramaglia, specializzato in piante medicinali, lavande, e peperoncini di tutto il mondo, darà una mano. Fra i sostenitori dell’iniziativa troviamo anche il vivaio Coccetti, con il suo ventaglio di piante erbacee perenni, il vivaio Il Peccato Vegetale, che in Brianza coltiva cisti , pelargoni, piante australiane e mediterranee, oltre al vivaio Millefoglie, specializzato in graminacee. Una volta reperiti i 30 o 40mila euro necessari a far decollare la cooperativa, Bollate dovrebbe produrre piante erbacee in vaso grande, come la Gaura lindheimeri e la Verbena bonariensis; ortaggi di taglio piccolo per terrazze; piante da clima caldo e secco; fiori da taglio estivi, come le dalie; piante da bacca; spezie e piante vagabonde, che si disseminano con facilità. Si spera di poterle, un giorno, vendere on line. Sul sito internet ‘Attraverso il giardino’ ci sono tutte le informazioni sulle varie iniziative. In futuro si spera di far curare il verde condominiale da detenuti con l’articolo 21.
A Bollate c’è già un servizio di catering, che si chiama Abc – la sapienza in tavola, che va molto bene. “Il carcere è un posto autentico, dove le brave persone, che magari hanno fatto degli errori, restano delle brave persone. Gli stronzi sono stronzi, ma sono cose che capisci nell’arco di 30 o 40 secondi. Credo di saper comunicare. Ho iniziato a lavorare come pubblicitaria. Milano è una città apparentemente chiusa, ma attenta al sociale. Mi sembra che non sia una cattiva idea concludere la mia onorata carriera a Bollate, facendo dei soldi perché la logica assistenzialista non mi sta bene, ma insegnando un mestiere che considero un bel lavoro” conclude Susanna Magistretti.
Corriere della Sera
‘A Cascina Bollate si fanno acquisti solidali’
Un orto di diecimila metri quadrati e due serre: il progetto della Cooperativa Cascina Bollate, curato da Susanna Magistretti e dalla vivaista Anna Peyron, ha portato le colture biologiche dentro al carcere di Bollate. “Così insegniamo un lavoro ai detenuti e affidiamo loro un compito importante: piantare un seme e raccoglierne i frutti regala progettualità. Grazie al loro aiuto stiamo realizzando un mercatino biologico che dal primo di aprile sarà aperto a tutti”. Nasturzi, fiordalisi, papaveri, rose antiche, piante erbacee perenni e oltre dieci tipi diversi di lavanda: da aprile, tutti i lunedì e mercoledì pomeriggio (dalle 14.30 alle 18), in uno spaccio fuori dal carcere, saranno vendute le coltivazioni. “I prezzi saranno quelli commerciali, ma i clienti avranno la possibilità di vedere con i loro occhi dove crescono piante e fiori. Inoltre, chi lo vorrà, potrà recidere direttamente dagli arbusti i fiori, per confezionare bouquet”, dice la Magistretti. Il sito della cooperativa, ancora in costruzione, è www.cascinabollate.org e sarà attivo da aprile. Per maggiori informazioni telefonare al 338.53.15.101
Milano sboccia
‘Di stagione Fiori, globalizzazione dei gusti, luoghi comuni: consigli e “ramanzine” di Susanna Magistretti, giardiniera fuori dagli schemi’, di Michela Proietti
Guanti, cesoie, rastrello e una buona vanga. Susanna Magistretti, figlia dell’ architetto Vico, 56 anni, ex copywriter, da 15 anni insegna a prendersi cura dei giardini secondo la sua filosofia botanica. “Piante e fiori vogliono essere lasciati un po’ in pace, il segreto è la semplicità”, dice la giardiniera milanese, erre blesa e molto senso pratico, che ora ha trasferito i suoi laboratori a Cascina Bollate, dove con la vivaista Anna Peyron insegna giardinaggio ai detenuti e prosegue i suoi corsi tradizionali. Oltre a quelli base (“per sapere come si pianta un bulbo”), anche una serie di incontri monotematici, specialistici e stagionali. www.attraversoilgiardino.it
Chi sono gli allievi dei suoi corsi?
“Donne soprattutto, quelle che io chiamo ‘con figli alle elementari’, le 35-40 enni. Gli uomini sono pochi, e quelli che vengono sono ossessionati dalla potatura, soprattutto degli alberi da frutto”.
Qual è l’ errore più comune?
“Lo zelo eccessivo, la maniacalità. A ottobre terrò un corso dal titolo ‘Il giardiniere pigro’, per divulgare questa mia filosofia. Ai miei allievi dico di buttare via diserbanti e insetticidi. E con le forbici, di tagliarci le unghie”.
I fiori che predilige?“Sono contro la globalizzazione del gusto imposta dai grandi vivai. Mi piace l’ortensia, ha un buon carattere e si accontenta di poco. Poi la margheritina dei muri, con la sua fioritura minuscola opposta a quelle esplosioni pacchiane che si vedono in giro. Ci vorrebbe meno esibizionismo dell’ occhio”.
Lei cosa regala?
“Fiori di campo. La ‘Verga d’oro’, quella specie di pannocchia con grani colorati che cresce ai bordi delle strade, è un regalo povero ma di gran gusto”.
Il fiore che non vorrebbe ricevere?
“Le piante di moda: quelle acquatiche, per esempio. Perfette, ma solo se si possiede uno stagno!”
Milano è una città curata nel verde?
“Non c’è una cultura a proposito, ma è un problema italiano. Siamo eccellenti coltivatori che travasano i precetti dell’orto in giardino. Diciamo che a Milano non faccio memorabili passeggiate da flaneur”.
Lo spazio verde cittadino che preferisce?
“Boscoincittà e Parco Sempione”.
I paesi che fanno scuola?
“L’Inghilterra, e la Finlandia: lì ho visto bellissime creazioni di verzura e aiuole con zucchine e girasoli”.
Ora i fiori si usano anche in cucina
“I fiori eduli mi incuriosiscono. Ma mi limito ai semi freschi di nasturzi, che uso al posto dei capperi”.
Il ‘guerrilla gardening’ può far bene al verde?
“In Francia è già un’ usanza consolidata. Gli spazi dismessi vengono curati dai cittadini, magari accadesse più spesso anche da noi!”
Il geranio nei balconi lo promuove?
“Preferisco le achillee e le graminacee: ma per apprezzarle è necessario sottrarsi alla dittatura della fioritura. Anche le rose botaniche sono affascinanti per portamento e per semplicità di colori. Inoltre sono sanissime, non si ammalano mai”.
Lei invece cosa coltiva nella sua terrazza?
“Rose antiche, giunchi e l’albero delle farfalle”.